di GIACOMO TALIGNANI

Non riusciva a vederle, Sibyle. Il giorno del grande incendio le immagini mostravano fuoco e fumo ovunque, ma in televisione le didascalie in basso con su scritto “rogo a Notre Dame” oscuravano del tutto il tetto della sagrestia, “quello dove vivono le api”. Preoccupata, temeva che le colonie fossero in pericolo, ma per fortuna si sbagliava: “Oggi le api di Notre Dame stanno benone e fra poco arriverà anche il loro miele”, ha raccontato di recente Sibyle Moulin, apicoltrice della società Beeopic che si occupa di diverse arnie presenti sui tetti parigini  (350 alveari sparsi su 700 tetti i città), fra cui quello che si trova sopra la sagrestia della famosa cattedrale parzialmente distrutta dal rogo di aprile e dove vivono, dal 2013, tre colonie di api.

Dieci mesi dopo il famoso incendio l’esperta francese ha fatto il punto sulla condizione delle tre colonie raccontando che le condizioni di salute sono buone e anche quest’anno, in estate, ci si aspetta una abbondante produzione di miele. Eppure, non era scontato che i quasi 200 mila impollinatori riuscissero davvero a sopravvivere a quanto accaduto. Si sono trovate infatti una anomala condizione di fuoco, fumo, acqua e temperature elevatissime.

La vera preoccupazione, spiega la apicoltrice transalpina, “non era per il fumo, dato che usiamo anche noi il fumo per sedarle, addormentarle, quanto invece per le temperature elevate che avrebbero potuto sciogliere la cera”. Le fiamme per fortuna non hanno raggiunto direttamente le api, ma le temperature che hanno raggiunto anche gli 800°C nei punti di apice, erano un rischio concreto per le colonie i cui impollinatori, in quella condizione, hanno comunque svolto il loro ruolo e rimpinzati di miele si sono messi a proteggere la regina.

“Abbiamo esaminato le immagini satellitari e abbiamo visto che gli alveari erano intatti e non erano stati rovesciati e non c’erano nemmeno pozzanghere di cera sotto di loro. La cera si scioglie intorno ai 70° C, ma gli alveari non erano stati influenzati dal calore eccessivo. E’ andata bene”, ha precisato Moulin in una intervista al Guardian.

Le colonie di api viste dai droni

Fondamentale, per capire il loro stato di salute, sono state anche le immagini riprese dai droni, dato che non ci si poteva avvicinare alle arnie. “Ci hanno inviato video di alcune persone che lavoravano per proteggere la cattedrale e abbiamo potuto vedere le api entrare e uscire dagli alveari. Abbiamo studiato il loro comportamento e visto che trasportavano palle di polline sui piedi, il che significava che stavano accumulando scorte di proteine per nutrire i giovani. Il fatto che ci fossero delle piccole api, significava che le regine stavano bene” hanno affermato da Beeopic.

Il rischio di contaminazione da piombo

A causa della presenza di piombo e dell’instabilità della struttura, per diverso tempo è stato però impossibile accertarsi della salute degli insetti. Ma la scorsa estate Moulin è riuscita a verificare con certezza la condizione degli insetti. “Non sembravano affatto essere stati colpiti dall’incendio, nonostante tutto quel materiale strano, compresa polvere di piombo, intorno a loro. La nostra unica preoccupazione è che non bevessero acqua contaminata”. Alla fine, la buona notizia: avevano prodotto diversi chili di miele che, dopo le necessarie analisi, è risultato per fortuna privo di contaminazione da piombo.

L’intera vicenda delle api di Notre Dame, simbolo della biodiversità e della rinascita della cattedrale, ha interessato tantissime persone che hanno aiutato Beeopic nella protezione di questi animali. Inizialmente, si era pensato di spostare le api da lì, ma ora “abbiamo deciso che resteranno qui. Semplicemente, come facciamo sempre, sostituiremo le regine, che possono vivere per circa cinque anni. La speranza è che le api di Notre Dame vivano a lungo”.

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