C’è un paese che sta vincendo la sua guerra in difesa delle api: la Slovenia. E la sua situazione, da questo punto di vista, è talmente positiva, rispetto al disastro generalizzato del resto del mondo, che da molte parti si studia il modello sloveno, anche con esperienze sul campo, e si cerca di mettere a punto piani nazionali che possano ottenere gli stessi risultati.
Oggi in Slovenia ci sono circa 10.000 apicoltori, cioè 5 ogni mille abitanti, contro, per esempio, un tasso di 0,4 per mille negli Stati Uniti: anche solo questo numero dimostra che le api si trovano a proprio agio, in quel paese. E c’è molto di più.
A raccontare in che cosa consista il segreto degli alveari sloveni è Civil Eats, che dopo aver premesso che il paese ha una lunga tradizione, testimoniata anche dal fatto che la prima giornata mondiale delle api, istituita quest’anno dalle Nazioni Unite, è stata fissata il 20 maggio, data di nascita di Anton Jansa, considerato il fondatore della moderna apicoltura (vissuto tra il 1734 e il 1773), riassume i punti essenziali del piano pro-api messi in campo fino dai primi anni duemila.
Eccoli:
1. Nel 2002 il governo ha dichiarato la specie locale, l’ape della Carnia, specie protetta, e ha vietato l’introduzione di altre specie provenienti dall’estero se non dietro strettissimi controlli. Ciò ha avuto immediate ripercussioni sulla sensibilità dei cittadini e sul benessere delle api.
2. Negli anni seguenti, con l’intento di incoraggiare la diffusione di alveari sui tetti, nei giardini e dovunque vi fossero le giuste condizioni, sempre le autorità hanno istituito corsi gratuiti per apicoltori, in modo che gli aspiranti tali fossero in grado di allevare correttamente le api e riconoscere tempestivamente infezioni come quella da Varroa che, se non controllata e fermata, si diffonde con estrema rapidità da un alveare all’altro.
3. Per contenere parassiti e infezioni, sempre il Governo ha deciso di distribuire gratuitamente i farmaci, qualora necessari, e di dare vita a un fondo specifico per rimborsare chi perda l’alveare a causa di una malattia.
4. Anche se in Slovenia il Colony Collapse Disorder, la complessa sindrome multifattoriale che causa la morte degli alveari, è quasi sconosciuta, non lo sono una delle cause, ovvero i pesticidi e i fitofarmaci usati in agricoltura. Per questo il Governo, dopo la morte di alcuni alveari avvenuta nel 2011, ha vietato numerosi pesticidi potenzialmente pericolosi, soprattutto della famiglia dei neonicotinoidi.
5. Per far sì che la legge e i numerosi regolamenti specifici siano rispettati, ha istituito squadre di ispettori specializzati e stabilito multe e sanzioni.
6. L’allevamento di api, inoltre, non riguarda solo le campagne, ma anche città come la capitale Lubiana. Per favorire le api urbane e i loro allevatori, il Governo ha approvato una specifica legge impone ai residenti di insediare solo specie vegetali che producano nettare come il castagno, i girasoli, il lime, le erbe aromatiche e così via.
7. Per evitare che vi siano alveari privati troppo grandi e, viceversa, favorire la nascita di molti piccoli alveari diffusi, una norma impone che ogni sito non possa averne più di dieci, e che ciascuno sia a un raggio di 400 metri di distanza dal successivo.
8. Nel perimetro delle città, inoltre, sono vietati erbicidi e pesticidi, fatto che comporta più spese e la necessità di estirpare meccanicamente molte erbe infestanti, ma che ripaga con la buona salute delle api.
9. Poiché la situazione delle api slovene è ormai nota in tutto il mondo, il paese incoraggia poi l’apiturismo, ovvero visite guidate ad alveari e aziende di lavorazione, organizza corsi per stranieri e promuove iniziative legate alla storia millenaria del rapporto tra uomo e api.
10.È infine importante la consapevolezza della popolazione: per questo il Governo organizza e paga corsi in almeno 200 scuole, per far sì che le api slovene stiano bene anche in futuro.
Come dimostra tutto ciò, lo sforzo per proteggere le api, che solo negli Stati Uniti sostengono un mercato da 15 miliardi di dollari legato all’impollinazione delle piante, deve essere corale, poliedrico e promosso a ogni livello dalle autorità statali, affinché tutta la popolazione ne faccia parte.
No responses yet